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Primi dettagli di John Carter

Dopo la pubblicazione del primo poster di John Carter, il kolossal fantascientifico della Disney tratto dalla saga di Edgar Rice Burroughs, giovedì scorso il Los Angeles Times ha pubblicato una intervista al regista Andrew Stanton (Alla ricerca di Nemo, Wall-E).

Queste (sopra) sono le prime immagini del film che il regista ha mostrato al Los Angeles Times.
John Carter uscirà in 3D nativo il 9 marzo 2012.

Continua sotto se vuoi leggere la traduzione dell’intervista (via Badtaste).

L’ultima volta che ci siamo visti eri nel bel mezzo del deserto dello Utah, sul set del film.
E’ successo così tanto da allora. Abbiamo montato il film, e abbiamo iniziato a lavorare al processo di animazione degli effetti visivi l’estate scorsa. Poi abbiamo girato un mese di riprese aggiuntive a Los Angeles in aprile, e ora stiamo correndo all’impazzata per avere tutto pronto in tempo. Sapevo che sarebbe stato un viaggio lunghissimo.

Il materiale originale, i romanzi di Burroughs, sono estremamente importanti, ma la maggior parte delle persone non li conosce. Non sarà possibile comunicare nei poster e nei trailer che questa è la Stele di Rosetta della fantascienza attuale come Avatar o Star Wars.
No, ma non mi interessa spiegarlo. (…) Tra l’altro, il materiale originale è molto episodico: il nostro lavoro è stato trovare un filo conduttore e tracciare una storia che avesse un inizio, una parte mediana e una fine. (…) Se fosse stato un romanzo perfetto mi sarei sentito intimidito a violarlo. Volevo ricreare sullo schermo le stesse sensazioni che si hanno quando si leggono i romanzi, e per me è la cosa più importante. Il modo migliore per farlo era: leggere il libro, mettere giù delle idee e non rileggerlo più. Da lì, è nato il film. La cosa bella è stata rileggere il libro una volta che lo script ha ricevuto il via libera.

Nel romanzo, John Carter è un veterano della Guerra Civile Americana che si ritrova su Marte. Ci sono concetti che abbiamo visto già in film come Superman (la possibilità di volare), Avatar (un soldato in una nuova cultura), e nell’universo Lucasiano. E’ un problema? C’è il rischio che il film sembri derivativo a chi non conosce la storia originale?
Io sono un grande fan dei film che hai citato, ma per me è importante non ripetere nulla, esplorare territori nuovi. Riconosco che le influenze arrivano da persone come Edgar Rice Burroughs. Per me questi romanzi sono ancora freschi, speciali. (…) Voglio presentare questo film con onestà, se alla fine sembrerà simile ad altri film voglio vivere questa cosa con onestà intellettuale. (…)
Mi sono ispirato a film come Apocalypto, Rome, Shogun e Lawrence d’Arabia, film che come spettatore potevo aspettarmi che fossero state sviluppate dopo una ricerca storica. Mi hanno dato l’impressione di come poteva essere la vita in quell’epoca. A quel punto ho deciso che avremmo fatto moltissima ricerca su marte, e che avremmo lavorato al background storico del film. Ci siamo detti: “lo tratteremo come un film storico, non come un film fantasy realizzato da un fan”. Abbiamo cercato di rendere tutto realistico, come se fosse avvenuto per davvero. E’ stato uno dei motivi per cui ho adorato Il Signore degli Anelli: una somiglianza tra Tolkien e Burroughs è che hanno raccontato queste storie ai lettori come se avessero viaggiato moltissimo e avessero compiuto ricerche accurate, come se stessero documentando eventi reali, la flora e la fauna e l’architettura e la cultura di quei paesi. Il libro è una specie di enciclopedia di tutti gli aspetti di marte.
C’era un libro degli anni settanta, realizzato da un fan di questi romanzi su Barsoom (il Marte di Burroughs), chiamato La Guida a Barsoom. Penso che tutti quelli che lavoravano all’art department del film abbiano comprato quel libro. Ci ha reso le cose molto più semplici.

Mi sorprende che quest’anno il film non verrà presentato al Comic-Con International. Sembra il posto più logico dove avviare una conversazione con i fan che vedranno il film nel centenario dall’uscita del romanzo, l’anno prossimo…
Faremo il nostro evento speciale, per ottenere un po’ di visibilità ma anche per emergere. So che alcune persone leggeranno questa cosa come un segno di insicurezza nei confronti del nostro materiale. E’ l’esatto opposto. Vogliamo controllare nel minimo dettaglio come verrà visto e come verrà presentato. Al momento molte cose vengono spiattellate in faccia senza cura. Non si guadagna nulla a parlare di lavori come questo con troppo anticipo. Penso che in futuro potremmo vedere arrivare le cose nello stesso modo in cui Prince annuncia un concerto, ovvero qualche giorno prima. Sembra essere l’unico modo per capitalizzare veramente sull’interesse.

Quali anticipazioni ci puoi dare sull’aspetto visivo del film?
La parola “autenticità” e il realismo sono state utilizzate continuamente mentre sviluppavamo il film nell’art department. Volevo che tutto quanto apparisse come se fosse stato utilizzato, fosse passato attraverso il tempo. Volevo che ci fossero scenografie e oggetti di scena vecchi, usati. Può sembrare strano, ma i film dei Monty Python mi hanno sempre colpito, soprattutto per il senso di “production value” che ha Terry Gilliam. Le cose sembravano davvero uscite dalla melma. I primi film storici sembravano tutti puliti e perfetti. Nel mio film volevo che si percepisse l’epoca pre-rivoluzionaria di Marte. Ricordo che una volta avevamo per le mani questo grosso fucile, e l’artista che progetta le armi del film aveva realizzato un oggetto meraviglioso. Io mi sono allontanato di qualche metro e gli ho detto che sembrava nuovo, e che serviva colpirlo pesantemente. Lui lo ha fatto, controvoglia. Volevamo che tutti gli oggetti di scena e le scenografie apparissero sporchi, usati, storici.

 

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